L’economia svizzera si trova ad affrontare tempi difficili. La debolezza della congiuntura mondiale, i dazi doganali nell’importante mercato di sbocco statunitense e la crescente pressione politica contro l’industria farmaceutica offuscano le prospettive dell’industria orientata alle esportazioni. Ad ogni modo, non si può ancora parlare di un crollo delle attività: nonostante il permanere di una certa cautela, l’umore nell’industria si è stabilizzato. Anche le esportazioni sono stabili, seppur a un livello inferiore alla media. Tuttavia, anche l’indebolimento della congiuntura interna grava sulla crescita economica globale. Sia la fiducia dei consumatori sia quella dei fornitori di servizi orientati al mercato interno si mantengono a un livello insolitamente basso. In ogni caso, la Svizzera è una delle poche economie occidentali a vantare una stabilità dei prezzi, con un tasso d’inflazione che rientra nel valore auspicato dalla banca centrale.
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Economia: occhi puntati sulla debolezza congiunturale statunitense
I segnali di debolezza dell’economia statunitense si sono intensificati negli ultimi mesi. Dopo un netto rallentamento della crescita nel primo semestre, ora anche il mercato del lavoro mostra la stessa tendenza, facendo così aumentare ulteriormente il rischio di una recessione nel Paese. In Europa e in Cina i recenti segnali congiunturali sono più incoraggianti, ma per il momento non si profila una ripresa duratura. Per l’economia svizzera orientata alle esportazioni ne consegue un contesto difficile, tanto più che anche la domanda interna sta calando.
Crescita, congiuntura e tendenza
In percentuale

Il rallentamento della crescita dell’economia statunitense prosegue anche nel terzo trimestre. Nonostante un lieve ulteriore aumento delle spese per i consumi e un recente miglioramento dell’umore nel settore dei servizi, la crescente debolezza del mercato del lavoro solleva interrogativi sulla sostenibilità di questo sviluppo. Negli ultimi tre mesi, ad esempio, sono stati creati solo circa un quinto dei posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A giugno, per la prima volta da molto tempo, è stato segnalato un nuovo calo della crescita dei posti di lavoro. In passato, un calo dell’occupazione durato diversi mesi aveva segnato l’inizio di una recessione. In questo contesto, anche la banca centrale statunitense si mostra aperta a ulteriori riduzioni dei tassi, sebbene la dinamica inflazionistica si sia recentemente rafforzata.
Crescita, congiuntura e tendenza
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Lo sviluppo economico nella zona euro rimane contenuto. In questo quadro si inserisce anche il fatto che nel secondo trimestre del 2025 la crescita in Germania è stata corretta retroattivamente al ribasso, il che ha impedito ancora una volta alla principale economia dell’area monetaria di registrare una crescita nel corso dell’anno. Anche per il resto i dati economici, come le cifre sulla produzione e lo sfruttamento delle capacità delle aziende, lasciano presagire una fase di stagnazione persistente. Un segnale positivo arriva dalle prospettive commerciali delle aziende, che di recente hanno mostrato un lieve miglioramento, riaccendendo così le speranze di un’imminente leggera ripresa. Un aiuto potrebbe arrivare anche dal netto allentamento della politica monetaria della Banca centrale europea (BCE), che quest’anno ha già abbassato altre quattro volte il tasso d’interesse guida mantenendolo attualmente al 2,15%.
Crescita, congiuntura e tendenza
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Gli indicatori congiunturali dei Paesi emergenti mostrano un quadro eterogeneo. Al momento, India, Indonesia e Vietnam registrano un forte dinamismo economico con tassi di crescita superiori al 5%. Nel complesso, tuttavia, lo scorso mese lo sviluppo nei Paesi emergenti ha subito una frenata. A destare preoccupazione sono soprattutto Brasile, Sudafrica e Turchia, che non solo registrano una crescita al di sotto della media, ma devono anche fare i conti con un’inflazione troppo alta. Anche la Cina, di gran lunga la più grande economia tra i Paesi emergenti, è al di sotto del suo potenziale. Nonostante i recenti segnali di ripresa, non si prevedono grandi impulsi alla crescita, a causa della riluttanza degli investimenti privati.
Crescita, congiuntura e tendenza
In percentuale

Dati congiunturali globali
Indicatori | Svizzera | USA | Zona euro | GB | Giappone | India | Brasile | Cina |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Indicatori PIL A/A 2025T2 |
Svizzera 1,2% |
USA 2,1% |
Zona euro 1,5% |
GB 1,2% |
Giappone 1,7% |
India 7,8% |
Brasile 2,2% |
Cina 5,2% |
Indicatori PIL A/A 2025T1 |
Svizzera 1,8% |
USA 2,0% |
Zona euro 1,6% |
GB 1,3% |
Giappone 1,7% |
India 7,4% |
Brasile 2,9% |
Cina 5,4% |
Indicatori Clima congiunturale |
Svizzera – |
USA – |
Zona euro – |
GB – |
Giappone + |
India + |
Brasile – |
Cina + |
Indicatori Crescita tendenziale |
Svizzera 1,3% |
USA 1,6% |
Zona euro 0,8% |
GB 1,8% |
Giappone 1,1% |
India 5,3% |
Brasile 1,9% |
Cina 3,7% |
Indicatori Inflazione |
Svizzera 0,2% |
USA 2,9% |
Zona euro 2,0% |
GB 3,8% |
Giappone 2,7% |
India 1,6% |
Brasile 5,1% |
Cina –0,4% |
Indicatori Tassi d’interesse guida |
Svizzera 0,0% |
USA 4,25% |
Zona euro 2,15% |
GB 4,0% |
Giappone 0,5% |
India 5,5% |
Brasile 15,0% |
Cina 3,0% |
Fonte: Bloomberg