Ad agosto le banche centrali e le speculazioni attorno alla loro politica dei tassi hanno provocato nuovamente alti e bassi sui mercati obbligazionari. Dall’inizio di settembre questi sperimentano una tendenza negativa, che sembra essere causata soprattutto dall’aumento dei prezzi di petrolio e gas, il quale a sua volta ha alimentato le preoccupazioni legate all’inflazione. Intanto, i timori di una recessione rivestono ancora un ruolo secondario.
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Panoramica del mercato: mercati finanziari nella morsa della politica monetaria
Lo scorso mese le speculazioni sulla futura politica monetaria delle banche centrali hanno tenuto in scacco i mercati finanziari, provocando vari alti e bassi, mentre i timori di recessione sono ancora ininfluenti.
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Evoluzione indicizzata del valore dei titoli di stato in franchi
100 = 01.01.2023
Fonte: SIX, Bloomberg Barclays Lo scorso mese i mercati obbligazionari hanno sperimentato un certo saliscendi. Il fattore principale dietro questo dinamismo sembrano essere state soprattutto le banche centrali, o perlomeno le cifre economiche sulle quali le banche centrali avrebbero dovuto basarsi per le loro prossime decisioni sui tassi. Inizialmente, sulla scia delle cifre robuste sui consumi statunitensi, le obbligazioni di stato delle nazioni industrializzate occidentali hanno perso sensibilmente valore. Poi, a placare le crescenti preoccupazioni legate all’inflazione e ai tassi sono arrivati il presidente della Federal Reserve Powell e la sua controparte europea Lagarde, in occasione dei loro interventi alla conferenza di Jackson Hole di fine agosto: entrambi si sono detti titubanti a intervenire ulteriormente sui tassi in futuro. Ciò ha fatto subito sperare i mercati obbligazionari nella fine della pressione sui tassi e ha fatto loro guadagnare di nuovo valore in misura tangibile. Di recente, tuttavia, tali speranze sono state ridimensionate dall’aumento dei prezzi di petrolio e gas.
Evoluzione dei rendimenti alla scadenza a dieci anni
In percentuale
Fonte: SIX, Bloomberg Barclays Nonostante un crollo temporaneo, lo scorso mese i rendimenti alla scadenza a lungo termine delle obbligazioni di stato sono aumentati. Occasionalmente i rendimenti decennali delle obbligazioni di stato americane hanno persino toccato valori record annuali. Questo aumento è probabilmente dovuto alle preoccupazioni legate ai tassi e all’inflazione. Infatti, sebbene i portavoce delle banche centrali delle nazioni industrializzate occidentali abbiano in parte tranquillizzato i mercati finanziari, la nuova crescita decisa dei prezzi di petrolio e gas di inizio settembre ha riacceso i timori su futuri interventi sui tassi. Nemmeno il tasso d’inflazione di fondo negli Stati Uniti, diminuito ulteriormente al 4,3%, ha fatto calare i rendimenti a lungo termine in modo sensibile.
Premi di rischio delle obbligazioni corporate
In punti percentuali
Fonte: Bloomberg Barclays I premi di rischio delle obbligazioni corporate mantengono un andamento laterale, rimanendo a livelli che sono insolitamente bassi se si considera il fatto che il rischio di una recessione imminente è cresciuto in misura significativa già da tempo. Ad agosto le prospettive economiche sono ulteriormente peggiorate soprattutto in Europa e in Svizzera. In passato anche l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas ha fatto crescere i differenziali di credito, ma finora questi non hanno mai riflettuto tali sviluppi.
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È stato un mese turbolento per i mercati azionari, in particolar modo a causa dei timori altalenanti sull’inflazione e sui tassi d’interesse. Nel complesso sui mercati azionari mancano impulsi chiari e sostenibili: nonostante il saliscendi, il loro andamento rimane prevalentemente laterale già da tempo.
Evoluzione indicizzata del mercato azionario in franchi
100 = 01.01.2023
Fonte: SIX, MSCI Come i mercati obbligazionari, il mese scorso anche i mercati azionari hanno sperimentato alti e bassi. Nella seconda metà di agosto i corsi azionari sono diminuiti ancora, prima di riprendersi lievemente entro la fine del mese in seguito alla diminuzione degli interessi. Tuttavia, a settembre il sensibile aumento dei prezzi dell’energia è tornato a gravare sui mercati azionari, portando la maggior parte di loro in territorio negativo rispetto al mese precedente. I portafogli svizzeri hanno comunque risentito solo in parte della debolezza azionaria all’estero, grazie a un franco svizzero debole. Soprattutto il dollaro americano forte ha contribuito positivamente agli indici denominati in dollari.
Valore di momentum dei singoli mercati
In percentuale
Fonte: MSCI Anche il mese scorso il valore di momentum della maggior parte dei mercati azionari è rimasto negativo. Solo i paesi emergenti, come India e Brasile, continuano a fare eccezione, oltre al mercato azionario giapponese che ha acquistato una nuova e significativa forza trainante. Quest’ultimo ha tratto notevolmente slancio dalla ripresa economica a partire da maggio 2023, dimostrandosi ormai uno dei mercati azionari più robusti dall’inizio dell’anno (almeno nella valuta locale). Anche il mercato azionario statunitense ha evidenziato una dinamica positiva, traendo vantaggio soprattutto dalla resilienza dell’economia americana.
Rapporto prezzo/utile
Fonte: SIX, MSCI Il mese scorso il rapporto prezzo/utile (RPU) è diminuito, probabilmente soprattutto a causa del debole andamento delle quotazioni. Il forte calo del RPU sul mercato azionario svizzero si deve probabilmente, oltre che alle perdite sui cambi, anche all’utile record di 29 miliardi di dollari americani dichiarato da UBS a fine agosto per il secondo trimestre.
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Dopo settimane di volatilità, i fondi immobiliari svizzeri si ritrovano a un livello simile a quello di un mese fa. La valutazione attuale è da considerarsi piuttosto bassa. L’evoluzione del valore ha risentito dell’aumento dei tassi durante l’anno e del rallentamento della dinamica congiunturale.
Evoluzione indicizzata del valore dei fondi immobiliari svizzeri
100 = 01.01.2023
Fonte: SIX I fondi immobiliari svizzeri quotati in borsa hanno perso notevolmente valore a fine agosto, per poi riprendersi in egual misura entro metà settembre. L’evoluzione del valore rispetto al mese precedente è così rimasta praticamente invariata. La valutazione attuale è pertanto da considerarsi bassa: una causa determinante, oltre alla congiuntura debole, è il sensibile aumento dei tassi d’interesse a lungo termine nel 2023, che ha reso relativamente svantaggiosi gli investimenti rischiosi e a lungo termine.
Sovrapprezzo su fondi immobiliari svizzeri e rendimenti alla scadenza a dieci anni
In percentuale
Fonte: SIX Il supplemento sul valore contabile degli immobili dei fondi immobiliari quotati in borsa, anche detto aggio, rimane basso rispetto ai livelli degli ultimi dieci anni. Di conseguenza, i fondi immobiliari tendono a essere sottovalutati. Tuttavia, questa sottovalutazione dovrebbe ulteriormente indebolirsi con l’imminente adeguamento del valore netto di inventario (NAV): a causa dell’aumento del livello dei tassi, il NAV di molti fondi immobiliari dovrebbe essere corretto al ribasso, il che farebbe aumentare ulteriormente la differenza rispetto al valore di mercato (aggio).
SARON a tre mesi e rendimenti alla scadenza decennali
In percentuale
Fonte: SIX Il tasso d’interesse di riferimento svizzero SARON è pari all’1,75%, in linea con il tasso d’interesse guida della Banca nazionale svizzera (BNS). Entro la fine dell’anno gli operatori di mercato si aspettano dalla BNS un ulteriore intervento sui tassi pari allo 0,25%, motivo per cui le aspettative sui tassi negli ultimi mesi sono decisamente diminuite. Oltre alla dinamica dell’inflazione in calo, l’evoluzione congiunturale debole potrebbe rivestire un ruolo determinante in tal senso. Il rischio di una contrazione significativa dell’economia svizzera è molto aumentato di recente e potrebbe spingere la BNS a non inasprire le condizioni quadro di politica monetaria con la severità originariamente attesa dagli operatori di mercato.
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Valute
Il dollaro americano ha continuato a riprendersi e ha guadagnato notevole valore. Nel frattempo, il renmimbi cinese e lo yen giapponese sono riusciti a stabilizzarsi e ad arrestare il trend al ribasso.
Coppia di valute Corso PPA Area neutrale Valutazione Coppia di valute EUR/CHFCorso 0,96PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 0,91Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 0,84 – 0,98Valutazione Euro neutraleCoppia di valute USD/CHFCorso 0,89PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 0,80Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 0,70 – 0,91Valutazione USD neutrale
Coppia di valute GBP/CHFCorso 1,12PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 1,23Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 1,07 – 1,40Valutazione Sterlina neutraleCoppia di valute JPY/CHFCorso 0,61PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 0,94Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 0,78 – 1,09Valutazione Yen sottovalutatoCoppia di valute SEK/CHFCorso 8,03PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 9,92Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 8,91 – 10,94Valutazione Corona sottovalutataCoppia di valute NOK/CHFCorso 8,35PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 10,72Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 9,55 – 11,89Valutazione Corona sottovalutataCoppia di valute EUR/USDCorso 1,07PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 1,13Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 0,99 – 1,27Valutazione Euro neutraleCoppia di valute USD/JPYCorso 147,47PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 85,58Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 67,31 – 103,56Valutazione Yen sottovalutatoCoppia di valute USD/CNYCorso 7,28PPA Parità del potere d’acquisto. Questa misura definisce un corso di cambio sulla base dell’andamento relativo dei prezzi. 5,90Area neutrale Estensione delle oscillazioni normali da un punto di vista storico. 5,51 – 6,29Valutazione Renminbi sottovalutatoFonte: Web Financial Group
Da metà luglio il dollaro americano si sta riprendendo in modo continuativo dalla debolezza dimostrata nel primo semestre; anche lo scorso mese ha guadagnato notevole valore rispetto alle principali valute. Si presume che questo suo rafforzamento sia legato essenzialmente alla resilienza dell’economia statunitense. La recente rivalutazione ha tuttavia incrementato ulteriormente la supervalutazione della valuta americana e quindi anche il potenziale di una ricaduta.
A condividere il palcoscenico con il dollaro americano, ad agosto, c’era il renmimbi. Fino a quel momento la valuta cinese aveva registrato forti perdite di valore durante il 2023, uno sviluppo probabilmente voluto dal governo cinese per sostenere l’industria delle esportazioni in via di indebolimento e contrastare così la recessione dell’economia. Tuttavia, per prevenire un ulteriore crollo del valore, ad agosto la banca centrale cinese ha iniziato a sostenere la valuta con annunci chiari e adeguamenti normativi, a seguito dei quali il renmimbi si è stabilizzato.
Ad agosto anche lo yen giapponese ha saputo arrestare temporaneamente la sua tendenza negativa. Il principale motivo devono essere state le dichiarazioni del presidente della banca centrale giapponese in merito alla dinamica d’inflazione, che hanno alimentato le speranze di una rapida normalizzazione della politica monetaria espansiva.
Oro
Il prezzo dell’oro su base mensile è rimasto quasi invariato: un oncia troy costa ancora poco più di 1’900 dollari americani. Pur trattandosi di un prezzo inferiore alla primavera 2023, la performance annuale rimane in territorio positivo.
Evoluzione indicizzata del valore dell’oro in franchi
100 = 01.01.2023
Fonte: Web Financial Group Dopo un forte aumento a inizio 2023, il prezzo dell’oro è tornato a normalizzarsi. Il mese scorso l’evoluzione del valore in dollari americani è stata piuttosto piatta, dato che all’aumento di fine agosto è succeduta una tendenza contraria a inizio settembre. Nel confronto storico, comunque, la valutazione si mantiene elevata e il metallo prezioso rimane popolare. Finché i paesi industrializzati occidentali rimarranno sotto la pressione inflazionistica, è probabile che poco cambierà.