Gestione del rischio integrale: prevedere tutti i rischi

19.05.2025

Presso PostFinance la gestione del rischio riguarda l’intera azienda, dal Consiglio di amministrazione al comitato di direzione, passando per le unità operative fino ai singoli collaboratori e collaboratrici. Matthias Lips è responsabile di un team della sezione Risk Control dedicato alla gestione professionale dei rischi. In quest’intervista descrive i suoi compiti e le sfide attuali.

Attacchi informatici, errori nel disbrigo operativo, prestazioni insufficienti di una società partner o movimenti dei tassi d’interesse che influenzano il capitale proprio e i ricavi della banca: sono tutti rischi con cui gli istituti finanziari devono fare i conti. Istituendo una gestione del rischio, le aziende identificano, valutano, monitorano e gestiscono i rischi per loro rilevanti. Matthias Lips, responsabile Monitoring Operational Risks di PostFinance, spiega quali tipologie di rischi deve affrontare l’azienda, come è organizzata internamente la gestione del rischio e come viene sensibilizzato il personale sui rischi nella rispettiva unità.

Panoramica dei tipi di rischio

Le aziende come PostFinance sono esposte a diversi rischi. Fondamentalmente si può distinguere fra tre tipologie di rischi: finanziari, strategici e operativi.

  • Rischi finanziari: si riferiscono al pericolo di perdite impreviste nell’ambito delle operazioni di investimento e di deposito. Rientrano in questa categoria anche i rischi derivanti dall’andamento dei tassi o del mercato, dall’evoluzione degli investimenti o dai problemi di liquidità.
  • Rischi strategici: si riferiscono al pericolo di mancato raggiungimento degli obiettivi aziendali a livello di orientamento di base o a lungo termine dell’azienda in seguito a eventi inaspettati. Questa categoria comprende, ad esempio, il rischio che la decisione di accedere a un nuovo mercato si riveli successivamente sbagliata oppure che cambiamenti dirompenti nella situazione dei mercati mettano a dura prova il modello di business.
  • Rischi operativi: si riferiscono al pericolo di costi imprevisti o eventi indesiderati (ad es. ripercussioni negative sulla reputazione o violazioni della compliance) che si verificano a causa dell’inadeguatezza o dell’inefficacia delle procedure interne, delle persone o dei sistemi oppure dovuti a eventi esterni. Parliamo di una gamma molto ampia di rischi, come ad esempio eventi legati a cibercriminalità, partner di sourcing, processi aziendali errati, pandemie, al reporting finanziario o alla gestione dei dati.

Intervista a Matthias Lips, responsabile Monitoring Operational Risks presso PostFinance

Matthias Lips lavora presso PostFinance da novembre 2016. Ha iniziato come trainee nella gestione del rischio e da aprile 2020 è responsabile del team Monitoring Operational Risks. Ha studiato economia aziendale all’Università di Berna, specializzandosi in gestione finanziaria, e ha seguito corsi di perfezionamento su valutazione del rischio, gestione delle trasformazioni e leadership. Durante gli studi ha ricoperto diverse posizioni nelle unità di logistica, IT e HR presso la Polizia cantonale di Berna e ha lavorato come consulente clienti per gli averi non rivendicati presso UBS.

Quali sono in concreto i compiti della tua sezione Monitoring Operational Risks?

Matthias Lips: Facciamo parte dell’unità Risk Control e assicuriamo l’identificazione, la valutazione e la gestione dei rischi in tutte le unità dell’azienda da un punto di vista integrale e indipendente. Ci assicuriamo di identificare tutti i rischi essenziali per PostFinance e che le singole persone responsabili li gestiscano in maniera adeguata.

L’unità Risk Control conta tre team dedicati al monitoraggio: uno si occupa di monitorare i rischi finanziari, un altro i rischi informatici e legati ai dati e il mio team gestisce tutti gli altri rischi operativi. Nei nostri ambiti tematici svolgiamo controlli, analisi o verifiche e ne assicuriamo la corretta rendicontazione al management. Controlliamo nel dettaglio che tutti i rischi siano identificati, misurati nel modo giusto e gestiti adeguatamente.

Quali competenze raggruppa la tua sezione?

Poiché da noi le attività sono molto diversificate, nel mio team lavorano persone con bagagli di esperienze estremamente vari. Il nostro team è responsabile di singole categorie di rischio, come ad esempio i rischi di terze parti, di liquidazione, in ambito legale o legati ai pagamenti. Sono quindi richieste anche competenze e conoscenze specifiche. Se ad esempio un membro del team è responsabile dei rischi legati ai pagamenti, l’ideale è che abbia alle spalle esperienze nel campo delle soluzioni di pagamento; se ha esperienza nei campi IT e Security, magari assiste le rispettive unità. Il nostro team è dunque molto diversificato e i suoi membri hanno un background in ambito bancario, della sicurezza, della revisione e della rendicontazione finanziaria.

Come si è evoluta la gestione del rischio delle banche, e in particolare di PostFinance, negli ultimi anni?

Negli ultimi anni il livello di professionalità è cresciuto molto. In particolar modo dalla subordinazione alla FINMA e dall’assegnazione della licenza bancaria nel 2013, presso PostFinance si è potuta osservare una forte intensificazione della gestione del rischio; tendenza che si è ulteriormente consolidata con la classificazione quale banca di rilevanza sistemica. Non a caso, una recente circolare della FINMA ha annunciato requisiti aggiuntivi in materia di rischi operativi per tutte le banche, che ci apprestiamo a implementare. Ma anche la digitalizzazione influisce notevolmente sulla qualità della gestione del rischio: qualche anno fa abbiamo introdotto nel nostro sistema di controllo interno un nuovo strumento che ci consente di generare in automatico, tramite flussi di lavoro, attività e controlli per i rischi inventariati. Nel frattempo questo strumento è stato notevolmente ottimizzato e presenta ora diversi inventari e funzioni supplementari.

Di quali sfide particolari si occupa la gestione del rischio delle banche di questi tempi?

Da un lato c’è il fatto che le banche sono sempre nel mirino dei cibercriminali; a tal proposito va detto che gli istituti bancari hanno standard di sicurezza informatica e cibernetica di prim’ordine, anche per quanto riguarda la gestione del rischio, e ciononostante dobbiamo acquisire costantemente know-how in questo settore. Dall’altro lato, come tutte le altre aziende, abbiamo a che fare con un a crescente incertezza di mercato, cominciata con il coronavirus e continuata con la guerra tra Russia e Ucraina. In un’epoca di simili incertezze, la gestione del rischio è incredibilmente importante e può essere cruciale per la sopravvivenza di un’azienda. Non va dimenticato, però, che la gestione del rischio è diversa dalla gestione diretta delle crisi. Noi della gestione del rischio cerchiamo di classificare e gestire i rischi in una fase precoce. Per le situazioni di crisi esistono organi appositi, come il nucleo di crisi. Chiaramente siamo rappresentati anche all’interno di questi organi, con cui collaboriamo.

PostFinance ricorre già all’intelligenza artificiale per la gestione del rischio e, in caso affermativo, in quali ambiti e con quali risultati?

L’intelligenza artificiale presenta due aspetti che per noi sono rilevanti. Da un lato agisce da fattore di rischio e porta nuovi vettori di attacco per la criminalità o comporta rischi legati all’utilizzo di modelli di IA. Dall’altro lato, migliorando o eseguendo in modo più completo il monitoraggio o il controllo tramite l’intelligenza artificiale è anche possibile ridurre i rischi. L’IA consente ad esempio di analizzare grandi quantità di dati e automatizzare i processi di controllo.

Come riesce PostFinance a consolidare la consapevolezza del rischio di tutto il personale?

Sensibilizzando regolarmente collaboratrici e collaboratori e facendo capire loro che conoscere i rischi nel proprio ambito di responsabilità e prevenirne le conseguenze negative richiede meno sforzi rispetto a dover contenere i danni a posteriori. A questo scopo, li informiamo sulle disposizioni corrispondenti e svolgiamo valutazioni del rischio. Inoltre, tutto il personale ha l’obbligo di rinfrescare le proprie conoscenze sul tema a intervalli regolari con un e-learning.

E ora una domanda personale: lavorando come risk manager si diventa critici nei confronti di ogni cosa? Si vedono rischi dappertutto?

Sicuramente, sul lavoro occorre adottare un atteggiamento critico, ma ciò non significa vivere la vita in preda all’ansia. Persino chi lavora come risk manager di tanto in tanto deve lanciarsi! Il nostro compito è fare le domande giuste e riconoscere cosa può andare storto in una situazione realistica nonostante le misure adottate, in particolare tenendo conto del fattore umano. Tocca a noi anche assicurare che simili eventi non si verifichino affatto e trovare modi per eliminare questi rischi o perlomeno ridurli a dimensioni accettabili. In questi casi bisogna rimanere tenaci, anche quando un interlocutore, di fronte a uno scenario di rischio, dice che «non è mai successo nulla di simile». Faccio l’esempio di una banca tedesca che ha trasferito 300 milioni di euro alla Lehman Brothers la mattina stessa della sua bancarotta e dopo che questa era già stata comunicata dai media. Il rimborso atteso di 500 milioni di dollari non è mai arrivato o comunque è confluito nel procedimento di insolvenza. Neanche questa circostanza si era mai verificata prima, eppure si sarebbe potuta evitare.

Buono a sapersi

La gestione del rischio e la resilienza sono strettamente correlate tra loro: attraverso una gestione del rischio sistematica un’azienda riconosce tempestivamente potenziali rischi e può prevenirli con contromisure mirate. Così facendo rafforza la propria capacità di resistenza alle crisi e garantisce nel lungo termine stabilità e capacità di agire.

Domande e risposte

  • La gestione del rischio integrale è un approccio a 360° volto a identificare, valutare, gestire e monitorare tutti i rischi principali di un’azienda. È integrato nella strategia aziendale e riguarda tutte le unità operative.

  • Il processo di gestione del rischio si articola in cinque fasi: identificazione del rischio, valutazione del rischio (probabilità di insorgenza ed entità del danno legato al rischio), gestione del rischio, controllo del rischio e rendicontazione. È fondamentale per riconoscere per tempo i rischi e adottare le contromisure in modo mirato.

  • Il rischio di reputazione indica il pericolo che la percezione pubblica negativa comprometta la fiducia che clienti, partner commerciali o la popolazione ripongono in una banca, determinando una perdita di clientela o un peggioramento della posizione dell’istituto sul mercato del lavoro. Questo rischio riveste un ruolo fondamentale nel settore bancario, poiché la fiducia è uno degli elementi principali alla base di relazioni stabili con la clientela e di un successo duraturo. Una gestione della reputazione attiva aiuta le banche a trasmettere all’esterno trasparenza, integrità e senso di responsabilità.

  • L’IA è in grado di analizzare grandi quantità di dati, riconoscere tempestivamente i rischi, effettuare previsioni e automatizzare i processi migliorando l’efficienza e la precisione nella gestione del rischio.

  • Il controllo dei rischi garantisce trasparenza sui rischi e ne assicura l’individuazione tempestiva e una gestione adeguata. Inoltre contribuisce in misura sostanziale alla stabilità, alla sicurezza nella pianificazione e allo sviluppo aziendale duraturo.

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