In borsa il toro è considerato un ottimista: investe il proprio denaro convinto che le quotazioni cresceranno e che potrà quindi ottenere profitti elevati. L’orso, al contrario, è un pessimista e punta sulla probabilità che le quotazioni scendano. Da questi due simboli e dalle rispettive caratteristiche derivano le espressioni «mercato toro» e «mercato orso».
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Rialzi e ribassi – Cosa ci fanno il toro e l’orso alla borsa?
Ce ne sono a Francoforte, a Wall Street a New York e persino a Shenzhen: statue di tori e di orsi. Ma che cosa c’entrano i due animali con la finanza? Sono la rappresentazione simbolica di due delle più importanti fasi del mercato borsistico: la fase rialzista e la fase ribassista. Ma questi concetti necessitano di una spiegazione.
Mercato «toro» e mercato «orso»: che cosa significano
Nel cosiddetto «mercato toro» le quotazioni continuano a crescere per un periodo di tempo prolungato. Questa situazione si può descrivere anche con il termine «rialzo». Un rialzo si basa sulle attese degli investitori di sviluppi positivi dei mercati. Gli investitori che puntano su un rialzo dei corsi si definiscono quindi «bullish».
Il «mercato orso» (o «ribassista») descrive la situazione opposta. Gli investitori hanno scarsa fiducia nei mercati, in singoli settori o aziende e di conseguenza si aspettano una diminuzione delle quotazioni. Gli investitori che puntano su un calo dei tassi vengono quindi definiti anche «bearish».
Le diverse aspettative degli investitori nei confronti del mercato e il loro conseguente comportamento movimentano il mercato. In sostanza, gli investitori «bearish» e «bullish» sono coloro che determinano continue oscillazioni, verso l’alto o verso il basso, delle quotazioni.
Il «toro» e l’«orso» sono quindi promemoria perfetti per gli alti e bassi della Borsa, nonché per le caratteristiche degli investitori: quando un toro attacca, punta con le corna dal basso verso l’alto. Quando invece attacca un orso, dà zampate dall’alto verso il basso.
Origine dei termini «toro» e «orso» in borsa
Non è ancora stato chiarito da dove arrivano i simboli del toro e dell’orso. Una delle possibili spiegazioni risale allo spagnolo Don Joseph de la Vega che nel 16° secolo scrisse «Confusione delle confusioni», probabilmente il più antico libro sulle borse. Visitando la Borsa di Amsterdam lo spagnolo ebbe l’impressione di trovarsi nel mezzo di una corrida sudamericana dove, talvolta, i tori combattevano contro gli orsi.
Boom, crash, rally: altri termini per descrivere le borse
Insieme ai rialzi e ai ribassi ci sono anche altri termini tecnici che molto sicuramente conoscete già: ad esempio si parla di «boom» per definire un rapido rialzo, una fase di forti incrementi delle quotazioni. Ma quando le aspettative sono eccessivamente elevate può anche crearsi una bolla speculativa. Il funzionamento di questo fenomeno è spiegato nell’articolo «Cos’è una bolla speculativa?».
All’opposto del boom c’è il «crash», ovvero un drastico calo delle quotazioni. L’esempio più noto dalla storia recente è la crisi finanziaria del 2008 di cui parliamo più in dettaglio nell’articolo «La crisi finanziaria del 2008: cos'è successo e cosa ci ha insegnato».
Oltre al boom e al crash ci sono anche i «rally», ovvero brevi fasi di forte rialzo dei corsi. In questo contesto si sente spesso l’espressione «rally di fine anno».
Infine c’è anche la «correzione di mercato», ossia un’inversione di tendenza delle quotazioni limitata nel tempo. Un esempio di questo fenomeno è un breve abbassamento dei corsi all’interno di una fase rialzista.
Quotazioni in borsa in costante movimento
La continua variazione delle quotazioni è insita nella natura delle borse. Una borsa è un mercato dove si incontrano tra di loro gli investitori, che possono avere approcci di tipo «bearish» o «bullish», ossia puntano su un rialzo o su un calo dei prezzi, contribuendo in questo modo alle continue fluttuazioni della borsa. Nell’articolo «Perché i corsi oscillano?» vi spieghiamo perché le quotazioni di borsa variano.